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Gli Azzurri fermati dal Lecce

Punti pesanti per il Lecce di Giampaolo, che ritrova la vittoria passando 3-1 a Empoli. Al Castellani, la formazione salentina sfodera una prova di carattere, coronata dalla doppietta di Krstovic e dalla rete di Morente. La squadra di Giampaolo mette subito le cose in chiaro.

Dall’altra parte, invece, si vede un Empoli decimato dagli infortuni (out anche Ismajli al 21′), ma troppo distratto e sotto ritmo. All’intervallo il 2-0 per il Lecce lsta persino stretto agli ospiti, più volte vicini al terzo gol. Dopo sei minuti apre le marcature Tete Morente su assist di Pierotti. All’11’ è il turno di Krstovic, lesto a punire la dormita della difesa avversaria sulla rimessa laterale, battuta rapidamente ancora da Morente. Giallorossi che sbloccano subito il match al minuto 6′ con Morente, che sfrutta l’assist di Pierotti e batte Seghetti, poi al minuto 11′ è Krstovic a ricevere da Morente stesso ed a siglare lo 0-2 sotto la traversa.

All’intervallo il Lecce è avanti di due gol e la gara sembra indirizzata in un binario ben chiaro. A inizio ripresa l’Empoli riapre subito la gara: al 2′ minuto Cacace mette dentro di testa una torre di Gyasi.

Dopo una lunga girandola di sostituzioni, gli azzurri tornano a farsi vivi al 40′ della ripresa con Colombo, bravo in questo caso Falcone a deviare in corner sul sinistro potente sul primo palo. I toscani però non hanno molte energie e all’inizio del primo dei quattro minuti di recupero Krstovic trova una doppietta con un sinistro meraviglioso che si infila all’incrocio al termine di un’azione in contropiede. Il gol viene assegnato dopo la verifica del Var per una posizione di fuorigioco di Dorgu, autore dell’assist. E alla fine esultano i mille tifosi del Lecce che trovano una vittoria davvero pesante.

I nerazzurri vincono il match

Dopo la sconfitta nel derby di Supercoppa Italiana, l’Inter riparte con una vittoria a Venezia in campionato. I nerazzurri la sbloccano con Darmian al 16′ in tap in e sfiorano il raddoppio nella ripresa, in cui però rischiano con le conclusioni di Doumbia, Busio (sul palo) e Pohjanpalo. Al “Penzo” finisce 0-1. Simone Inzaghi – che manda in campo Asllani al posto dell’infortunato Çalhanoglu e, là davanti, vara la coppia Lautaro Martinez-Taremi con Marcus Thuram, ancora non al meglio, in campo d subentrato – sale a 43 punti con una vetta sempre più a portata di mano.

Ha tanti assenti l’Inter, ma la formazione che schiera Inzaghi è comunque di alto livello. La partita è bella. Perché il Venezia, al netto di una posizione di classifica deficitaria, gioca davvero bene e soprattutto ci prova quando ha il pallone tra i piedi. L’Inter fa la partita e sfrutta anche un Lautaro in buona giornata. Il ‘Toro’ di Bahia Blanca vuole il gol, ci prova, non lo trova, ma lo propizia al 16′ con una grande giocata. L’imbucata è buona, Lautaro si infila, fa un aggancio da maestro e calcia in porta, Stankovic è un portento, respinge da due passi, ma Darmian è solo e non può sbagliare, 1-0.

L’Inter vuole il raddoppio, ma non lo trova. Un po’ per l’imprecisione di Taremi, altra prestazione insufficiente, e un po’ perché Stankovic è davvero bravo. Prima Sommer era stato straordinario su un colpo di testa straordinario di Doumbia. Ma le parate di Stankovic sono state di più, quella su Frattesi (entrato insieme a Thuram) è da rivedere un paio di volte, per capire la portata dell’intervento. Al 91′ occasione clamorosa per il Venezia, Pohjanpalo si trova un pallone d’oro, ma calcia in modo centrale e debole. Sommer blocca. Il Venezia tiene bene il campo, mentre la formazione ospite fallisce a piu’ riprese il colpo del ko. Al 67′ il neoentrato Frattesi viene servito in profondita’ da Lautaro con un assist illuminante: l’italiano si fa ipnotizzare da Stankovic. Il Venezia prende allora fiducia, mentre l’Inter soffre nel finale. L’ultimo brivido della partita e’ il tiro centrale di Pohjanpalo in pieno recupero, bloccato da Sommer per aprire la festa nerazzurra.

I Partenopei hanno ancora la meglio

Il Napoli vince ancora allo stadio Diego Armando Maradona. Superato anche il Verona, al termine non di una partita ma di una settimana particolarmente delicata: quella della separazione, ormai apparentemente inevitabile, tra il club azzurro e Khvicha Kvaratskhelia – niente ultimo saluto per lui.

Si conclude 2-0 per la squadra di Conte ma la differenza di caratura tecnico-tattica e perfino di condizione atletica tra le due squadre è ben più evidente di quel che dica il punteggio. Il Napoli domina in lungo e in largo, sembra quasi che la squadra di Conte si diverta a provare le giocate e mostra anche un accanimento sul piano agonistico che sicuramente rende felice il suo allenatore. Il Napoli è molto aggressivo sin dalle prima battute di gioco e costringe subito il Verona a chiudersi nella propria area di rigore a difesa della porta di Montipò. Il disegno difensivo della squadra di Zanetti subisce però un duro colpo dopo soli 4′ perché il Napoli passa in vantaggio.

Il Napoli nel prosieguo della prima frazione di gioco costruisce altre due limpide occasioni di gol, prima con Anguissa e poi con MacTominay che concludono sopra la traversa, pur trovandosi entrambi a quattro o cinque metri dalla linea di porta. L’aggressività della squadra di Conte è ancor più intensa all’inizio della ripresa e il Verona resta schiacciato nella morsa degli avversari senza riuscire a mettere il naso fuori dalla propria metà campo. Al 16′ gli azzurri trovano il raddoppio con Anguissa che scambia con Lukaku e dal limite dell’area di rigore fa partire un tiro di sinistro che si infila alla sinistra di Montipò. Conte a questo punto dà spazio ai giocatori della panchina e fa entrare Mazzocchi, Raspadori, Ngonge e Simeone. Anche Zanetti tenta di cambiare l’equilibrio della sfida con le sostituzioni, ma i toni agonistici della gara si abbassano progressivamente senza che le squadre riescano a creare grandi problemi alle avversarie, tranne una conclusione di Ngonge a quattro minuti dalla fine che sfiora la traversa. Il Napoli, che è atteso da un mini ciclo di ferro con Atalanta, Juventus e Roma da affrontare una dopo l’altra, ottiene lo scopo di confermare la propria posizione al vertice della classifica e dà buoni motivi il pubblico del Maradona per cominciare a rassegnarsi all’idea di dover salutare Kvaratskhelia senza troppi rimpianti.

Un pareggio per gli Azzurri

Si conclude 1-1 la gara tra Venezia ed Empoli con la squadra di Eusebio Di Francesco che, ancora una volta, deve ringraziare Stankovic, figlio di Dejan, protagonista di interventi importanti. Roberto D’Aversa riconquista almeno un punto, chiudendo a 20 lunghezze il girone d’andata, dopo quattro sconfitte nelle ultime cinque partite.

Il match si sblocca già al 5’: erroraccio di Vasquez, che rinvia addosso a Pohjanpalo con la palla che si insacca in rete. L’attaccante finlandese non segnava dal 30 ottobre scorso, dalla doppietta realizzata su rigore all’Udinese.

Sotto di un gol, l’Empoli reagisce alla grande. Nell’unica incertezza di Stankovic, è Idzes a salvare su una conclusione di Colombo, ma poi è uno show del portiere serbo, che si supera su Esposito. L’Empoli protesta per un contatto in area tra Idzes e Colombo, ma dopo un check Var il gioco riprende senza che venga assegnato il rigore. Il gol della squadra di D’Aversa è nell’aria e arriva, puntuale, al 32’. Magia di Colombo che salta due avversari, assist per Esposito che non sbaglia.

L’Empoli sfiora il raddoppio con un tentativo di Maleh sporcato da una deviazione, ma la parata di Stankovic è da mostrare nelle scuole calcio. Un intervento spettacolare che salva i suoi. Nella ripresa la gara è meno spettacolare rispetto al primo tempo. Le occasioni calano. Maleh non inquadra lo specchio della porta, mentre Vasquez in due tempi si oppone a Nicolussi Caviglia. La chance più grande, però, è ancora dell’Empoli con Colombo, ma Stankovic respinge con i piedi. Le sostituzioni non cambiano il risultato: il Venezia aggancia il Cagliari al terzultimo posto con 14 punti, mentre l’Empoli sale, appunto, a quota 20. Nel complesso l’Empoli fa vedere un buon calcio giocato.

I Partenopei raggiungono la vetta

Il Napoli vince 3-0 in casa della Fiorentina e si prende la vetta della classifica da solo, in attesa dei recuperi di Atalanta e Inter. Al Franchi i partenopei devono fare a meno degli infortunati Buongiorno, Politano e Kvara ma la squadra di Conte mette in campo una prova corale di alto livello.

Nella ripresa un errore di Moreno regala a Lukaku il rigore del 2-0, poi lo svarione di Comuzzo serve a McTominay la palla del 3-0 per la formazione allenata da Antonio Conte.

Eppure non si può non rimarcare quanto è accaduto nel corso della sfida tra la Fiorentina e il Napoli. Al Franchi si sono verificati episodi che non hanno nulla a che vedere con il calcio. I supporters dei partenopei non hanno insultato né deriso gli avversari, ma si sono limitati solo ad esternare la loro gioia, atteggiamento questo evidentemente proibito in certi stadi. Impedire ai tifosi di esultare significa cancellare l’essenza stessa del calcio, la gioia, la condivisione, la passione.

Palladino ha aggiunto: “Credo però che abbiamo preparato bene il match, siamo stati bravi a non concedere troppe occasioni nel primo tempo. Spiace aver concesso il rigore ed il terzo gol che ci hanno tagliato le gambe ma queste sono partite che ci fanno crescere. È compito mio analizzare ogni dettaglio e migliorare, stasera siamo stati bravi nella densità centrale, sapevamo dei loro giochi a catena, abbiamo sbagliato sulla riconquista palla, dobbiamo lavorarci”.
“Siamo una squadra giovane che deve continuare a lavorare e crescere. Ritorno della difesa a tre? È stata in funzione della squadra avversaria, con 4-2-3-1 ci esprimiamo meglio ma anche con il 3-4-3 abbiamo giocato bene mettendo in alcuni tratti in difficoltà il Napoli. Difficile accettare questo 0-3, i ragazzi meritavano un gol almeno per come hanno lavorato ma accettiamo per azzerare subito e metterci un po’ in più tutti quanti”, ha concluso.

Il derby della Capitale va ai giallorossi

La Roma vince grazie a Pellegrini al 10′ e Saelemaekers al 18′ che decidono il derby, e la Lazio sbaglia l’approccio iniziale alla gara lasciando troppo spazio a Dovbyk che fa nascere le due azioni decisive. Baroni corre ai ripari nella ripresa ma gli episodi non vanno mai a favore dei biancocelesti.

Per la Lazio è arrivata anche la “beffa” finale: il centravanti titolare Valentín Castellanos è stato espulso al quinto minuto di recupero dopo una rissa con il difensore tedesco Mats Hummels. Numeri alla mano, le statistiche sono state nettamente a favore della Lazio, apparsa però troppo imprecisa sottoporta: ben 17 i tiri totali, di cui 6 nello specchio, contro i 5 avversari. Non sono bastati nemmeno il 68% di possesso palla, i 18 falli commessi ed il 93% di precisione nei passaggi a regalare una vittoria ai biancocelesti, che hanno battuto 10 calci d’angolo senza mai insaccare il pallone alle spalle del portiere avversario.

Dopo questa cocente sconfitta, la Lazio resta al quarto posto con trentacinque punti, mentre la Roma supera il Torino e balza in decima posizione, a quota ventitré.

Finale infuocato, con Castellanos che viene espulso col rosso diretto dopo un duro alterco con Hummels. Grazie a questa vittoria, la Roma sale a quota 23 punti portandosi al decimo posto in classifica, a -5 dalla zona Conference League. La Lazio resta invece a 35 punti e rimane al quarto posto, in piena zona Champions.

Il Genoa ha la meglio sugli Azzurri

Al Castellani di Empoli il Grifone batte i padroni di casa 2-1 dopo un primo tempo da sbadigli e una ripresa pirotecnica. I gol di Badelj e Ekuban regalano il successo, ma Vieira deve ringraziare anche Leali che para un rigore a Esposito, l’attaccante ex Samp segna poi l’1-2 ma non basta per la rimonta toscana.

La partita inizia a ritmi alti e al 5′ Vitinha è bravo ad approfittare dell’errore in costruzione di Ismaijli lanciando Pinamonti ma il cross basso del centravanti viene fermato in tutto da Vasquez. Al 16′ altro guizzo rossoblu, Vitinha spara dal limite un gran destro ma il pallone finisce ben lontano dalla porta dell’Empoli. Le buone premesse non ricalcano il resto del primo tempo che è in sostanza un’enorme lotta su ogni pallone con pochissimi spazi e ancora meno emozioni, l’Empoli si fa preferire e staziona nella metà campo rossoblu ma non riesce a creare occasioni da gol.

Al 31′ destro da lontano di Anjorin che Leali disinnesca senza problemi, cinque minuti dopo Norton-Cuffy si fa male e viene sostituito da Sabelli, sono le uniche note di un pomeriggio sempre più noioso al Castellani. L’ultimo sussulto è la gran botta da fuori dai Cacace su cui Leali vola a deviare in angolo. La ripresa parte con il vantaggio del Genoa, incredibile serie di errori dell’Empoli, prima Vasquez sbaglia l’appoggio per un difensore, poi Goglichidze non allontana la palla e così si inserisce Badelj che da pochi passi mette in rete. Il Grifone è più convinto e offensivo ma rischia e al 50′ viene quasi punito, Vasquez abbatte Esposito in area dopo l’errore di Martin in uscita e per l’arbitro è rigore. Lo stesso ex Samp si presenta dal dischetto, ma Leali para il tentativo dal dischetto diventando l’eroe di giornata. La grande occasione sprecata “sveglia” i toscani che prendono in mano le operazioni e provano ad assediare la porta di Leali, ma in difesa non riescono a prendere le misure e così al 67′ Ekuban raddoppia spingendo in rete il gioiello di Miretti. La gara però non è ancora finita, al 74′ infatti Esposito riapre tutto con il colpo di testa che batte Leali. Il Genoa va in grossa difficoltà, non riesce più a uscire dalla sua metà campo e così Vieira cambia Thorsby con De Winter per dare più forza alla difesa. Il Genoa resiste e si porta a casa i tre punti.

Un pareggio per la Vecchia Signora

All’Allianz Stadium i bianconeri si portano in vantaggio due volte con Thuram, ma i viola rispondono in entrambi i casi: prima con l’ex Kean, poi con Sottil nel finale di partita. Con questo risultato le due squadre chiudono il 2024 con 32 punti in classifica, appaiate al quinto posto.

Bastano cinque giri di lancette per assistere alla prima occasione della gara: il cross di Conceicao trova la testa di Vlahovic, la cui zuccata non inquadra per poco la porta. Il match viene poi interrotto per un paio di minuti a causa dei cori razzisti dei tifosi della Fiorentina nei confronti proprio di Vlahovic. La Juventus prova a fare la partita, mentre i viola si affidano alle ripartenze. Al 19′ Thuram spacca la gara: la percussione centrale del francese non viene fermata dai toscani e così il centrocampista bianconero può arrivare fino all’area avversaria e scagliare un destro preciso che infila De Gea. La replica degli uomini di Palladino è immediata: servizio per Kean che si gira bene, ma al momento della conclusione l’attaccante non è preciso, anche a causa della trattenuta di Gatti. Con il trascorrere dei minuti sembra crescere la formazione ospite, che arriva più facilmente in zona pericolosa. Al 31′ serve un grande intervento in scivolata di Locatelli per evitare guai sul tiro di Gudmundsson. Al 39′ Kean invece fa valere la legge dell’ex: il cross di Adli è perfetto, scavalca Kalulu e per il numero 20 è un gioco da ragazzi trafiggere Di Gregorio. Passano pochi secondi e anche l’altro ex, Vlahovic, ha una super chance sul lancio di Koopmeiners, ma De Gea mura il sinistro dell’avversario. Madama va ad un passo nuovamente dal 2-1 con una staffilata di Locatelli che sfiora il bersaglio grosso. E’ questa l’ultima emozione della frazione d’apertura.

La ripresa inizia al meglio per i piemontesi: al 48′ Koopmeiners vede l’inserimento di Thuram, Cataldi riesce solo a sporcare il pallone e il centrocampista transalpino se lo ritrova a disposizione per siglare la doppietta personale. Palladino si gioca la carta Beltran, togliendo dal campo Gudmundsson. L’argentino è immediatamente incisivo, quando al 60′ lancia Kean in profondità: il tiro viene bloccato a terra da Di Gregorio. Cambi anche per Thiago Motta che inserisce Cambiaso e Yildiz per McKennie e Mbangula, mentre dall’altra parte va dentro Mandragora per Cataldi. Tanta l’intensità sul terreno verde di gioco. A differenza del primo tempo, la Vecchia Signora non si abbassa dopo il vantaggio, ma continua a tenere il baricentro alto. Al 74′ opportunità per Gatti sugli sviluppi di un angolo: De Gea non si fa sorprendere dalla zuccata del rivale. Continuano le sostituzioni e stavolta Palladino ne opera tre contemporaneamente, puntando su Richardson, Ikonè e Gosens. Thiago Motta lancia in campo Nico Gonzalez, che all’83’ si rende pericoloso con un mancino che si spegne sulla rete esterna. Quattro giri di lancette dopo ecco il pari degli ospiti: batti e ribatti nell’area dei piemontesi, la sfera arriva a Sottil che al volo non dà scampo a Di Gregorio. Nel primo dei quattro minuti di recupero De Gea viene di nuovo sollecitato da Conceicao. E’ l’ultimo sussulto dell’incontro, che va in archivio sul 2-2.

Ancora Dybala dominus della Magica

Il Milan non va oltre ad un pareggio per 1-1 in casa con la Roma nel posticipo domenicale di Serie A. Un punto che non può soddisfare i padroni di casa e che indebolisce ulteriormente la panchina di Fonseca, oggi espulso per proteste nel finale del primo tempo e sempre più a rischio esonero. Ora il Milan è ottavo in classifica con 27 punti e un match da recuperare, mentre i giallorossi sono decimi insieme al Torino a quota 20.

La prima occasione della partita è per la Roma, al 3′, con Dybala che arriva al tiro dal limite dell’area su suggerimento dalla sinistra di Angeliño. La conclusione della Joya è centrale e Maignan para. Al 5′ ammonito Koné per un fallo su Jimenez. Un minuto dopo punizione di Reijnders: Svilar blocca in due tempi con qualche brivido. Al 10′ Dovbyk lavora un pallone spalle alla porta, poi scambio uno-due con Salemaekers e tiro dal centro destra dell’area con la palla che si stampa in pieno sul palo. Al 13′ giallo anche per Hummels che stende in scivolata Theo Hernandez lanciato sulla sinistra.

Al 16′ il Milan passa in vantaggio: bella ripartenza rossonera con Fofana che allarga per Morata, lo spagnolo ritrova Fofana al limite che smarca Reijnders sulla destra dell’area: tiro forte sotto la traversa e 1-0. Al 18′ Jimenez si smarca sulla sinistra e cerca Morata a centro area, immediato il tocco in mezzo a cercare la porta, ma il suo tiro esce di poco. Al 23′ il pareggio degli ospiti: Dovbyk riceve in area spalle alla porta e alza il pallone con un tocco di prima per l’arrivo di Dybala a rimorchio, conclusione al volo di destro dell’argentino dall’altezza del dischetto e palla in rete.

Nel finale cresce la squadra di Ranieri. Al 33′ percussione centrale di Pisilli che preferisce il tiro allo scarico verso Dovbyk: la conclusione non è delle migliori e finisce larga. Subito dopo entra un altro ex in campo: El Shaarawy subentra a Saelemaekers tra gli applausi dei suoi ex tifosi. Al 39′ sponda di Pellegrini per il piazzato di Dybala dal limite, l’argentino calcia a colpo sicuro ma Fofana si immola e devia il pallone in angolo. Al 40′ ancora Roma pericolosa: El Shaarawy raccoglie sulla destra dell’area, molto defilato, un corner dalla sinistra, gran botta sul primo palo, con Maignan che salva in tuffo.

Un minuto dopo scocca l’ora di Camarda, esce Morata, tra gli ospiti esce Dovbyk, al suo posto Shomourodov. Al 43′ punizione dalla tre quarti di sinistra di Paredes: Shomurodov tocca di testa e prende la traversa ma era in posizione di fuorigioco. Al 46′ tentativo di Dybala da fuori area che finisce alto non di molto. Al 49′ Gabbia spende un giallo sulla ‘Joya’ per evitare la ripartenza. Si chiude tra i fischi di San Siro.

Un match entusiasmante a Bergamo

Una doppietta di uno scatenato De Ketelaere consente all’Atalanta di piegare un ostico Empoli per 3-2.

La Dea può festeggiare il Natale in testa alla classifica con 40 punti.

L’undicesima vittoria consecutiva è stata più sofferta del previsto per gli uomini di Gasperini, costretti a rimontare l’iniziale vantaggio toscano di Colombo con le reti di De Ketelaere e del solito Lookman. Nella ripresa i toscani trovano il pari con Esposito dal dischetto, ma nel finale è ancora De Ketelaere a regalare i tre punti alla Dea. Per il belga sono ora cinque le reti in campionato.

Nell’Atalanta, Gasperini schiera De Ketelaere e Lookman a supporto di Retegui in attacco. In difesa gioca Kossounou al fianco di Djimsiti e Kolasinac con Carnesecchi in porta. Ederson e Pasalic sono la cerniera di metà campo, con Bellanova e Zappacosta esterni. Nell’Empoli, invece, D’Aversa si affida a Colombo al centro dell’attacco con Henderson ed Esposito a supporto.

L’Atalanta prova subito a fare la voce grossa in avanti, ma l’Empoli si difende con ordine senza concedere spazi. Anzi alla prima occasioni sono proprio i toscani a colpire: al 13′ la difesa atalantina si perde Henderson su una rimessa laterale, assist del giocatore scandinavo per Colombo che di sinistro batte Carnesecchi da centro area. Colpita a freddo la Dea fatica a reagire, poi come se non bastasse dopo venti minuti si fa male Retegui costretto ad uscire per lasciare spazio a Zaniolo.

Prima dell’intervallo l’Atalanta riesce anche a ribaltare il risultato con un gol del solito Lookman. Il neo pallone d’oro africano controlla in area una sponda di Zaniolo e batte di forza il portiere. Nella ripresa l’Atalanta continua a macinare gioco, sfiorando il terzo gol con un destro di Ederson dalla distanza. Dal dischetto Esposito non sbaglia e firma il 2-2 per i toscani. La squadra di Gasperini si riversa con rabbia nella metà campo avversaria, ma dimostra poca lucidità e anzi concede non pochi spazi all’Empoli che in contropiede sciupa più di una potenziale occasione. Il forcing della Dea diventa sempre più incessante, ma la difesa dell’Empoli sembra un muro invalicabile. Nel finale, però, nell’ultima occasione utile è ancora uno scatenato De Ketelaere ad inventarsi il gol vittoria. La Dea conquista così la vetta della classifica dopo un match avvincente.

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