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La Magica in piena corsa per la Champions

Vittoria tanto sofferta quanto preziosa per la Roma, che supera 1-0 il Cagliari all’Olimpico. Continua la scalata in classifica dei giallorossi, che infilano la sesta vittoria consecutiva che vale il controsorpasso al Milan e il settimo posto a 49 punti, a meno due dalla Lazio. Il Cagliari incassa la terza sconfitta nelle ultime quattro partite e resta ferma a 26 punti, a +4 sulla zona retrocessione.

Poche emozioni nel primo tempo, eccezion fatta per un colpo di testa di Dovbyk e per un tiro di Zortea su azione di contropiede. Primo tempo piatto all’Olimpico, con una squadra, quella di casa, apparentemente stanca e un’altra ben disposta in campo. Le principali occasioni da rete capitano entrambe a Dovbyk, che al 21′ lascia partire un tiro troppo smorzato su invito di Soulé e, soprattutto, al 34′ sfiora di testa il palo alla sinistra di Caprile su passaggio dello stesso argentino. Nella ripresa, dopo un paio di spunti dei sardi, con Svilar fondamentale sulla girata di Piccoli, i giallorossi trovano il vantaggio al 62′ con una zampata in mischia di Dovbyk sugli sviluppi di un calcio d’angolo. Poco dopo Ranieri perde infortunio Dybala, entrato qualche minuto prima e costretto a uscire in lacrime per un problema muscolare al polpaccio. Svilar è ancora decisivo sul colpo di testa di Mina, nel finale l’assalto degli ospiti – complice un guaio muscolare anche a Rensch che costringe i padroni di casa a chiudere praticamente in dieci uomini – non produce frutti e vede la Roma trionfare.

L’equilibrio salta al 62′, su azione da corner. Dovbyk addomestica il pallone, si gira e fa centro: 1-0. Il Cagliari prova a reagire e si rende pericoloso al 68′. Ancora Piccoli in azione, diagonale velenoso e Svilar è attento. Il portiere della Roma è decisivo anche al 71′, quando salva sul colpo di testa ravvicinato di Mina. La Roma perde Dybala per infortunio e nella porzione finale di gara pensa soprattutto a contenere: missione compiuta, vittoria e la rincorsa continua. Poco più tardi i capitolini perdono Dybala.

“Per Dybala aspettiamo domani mattina. Non lo volevo rischiare ma si è fatto male con un colpo di tacco. Spero sia poco”, ha detto nel post partita Claudio Ranieri, che ha poi commentato così la vittoria: “Sapevamo non sarebbe stata una partita semplice. Abbiamo rischiato qualcosa ma si deve rischiare se vuoi vincere. Mi è piaciuto l’aiuto reciproco. La contentezza della squadra sul gol di Dovbyk. Mi è piaciuto il pubblico che ci ha aiutato e mi ha fatto capire tanto. La squadra non ha avuto il tempo di riposare bene ma questa squadra ha raschiato il fonde del barile e queste sono cose importanti”.

Tripletta per i viola

La Juventus sprofonda sempre di più, scavalcata dal Bologna e scivolata al quinto posto, quindi fuori dalla zona Champions, unico obiettivo rimasto di una stagione che si sta rivelando oltremodo deludente. Sotto accusa finisce Thiago Motta. L’ennesima figuraccia per questa Juve che nel finale ha pure perso per infortunio Cambiaso entrato poco prima.

La Fiorentina dal canto suo, dopo la qualificazione giovedì ai quarti di Conference, sembra tornata quella che in autunno aveva inanellato 8 vittorie di fila. Sicura, spavalda, affamata, trascinata dal primo all’ultimo minuto dai propri tifosi che alla fine hanno fatto festa insieme ai giocatori corsi sotto la curva per un abbraccio infinito. Gosens e Mandragora hanno segnato nel primo tempo, Gudmudsson ha siglato il tris a inizio ripresa, a Kean è stato annullato il gol del possibile poker, De Gea non ha fatto una parata. Numeri che raccontano di una nuova disfatta bianconera. I cambi di Thiago Motta rispetto alla formazione travolta dall’Atalanta non ha sortito gli effetti che il tecnico sperava: dentro Kalulu per Gatti e Kelly per Cambiaso mentre a supporto di Kolo Muani è stato preferito inizialmente Koopmeiners a Yildiz insieme a McKennie e Nico Gonzalez, fischiatissimo dagli ex tifosi. Palladino ha puntato sulla stessa formazione che giovedì ha eliminato il Panathinaikos in Conference League con la sola eccezione di Pablo Marì per Comuzzo. In attacco ancora Gudmunsson con Kean, uno dei tanti ex della sfida al pari di Fagioli per la prima volta avversario dei bianconeri, sulle fasce Dodo e Gosens.

La gara è stata preceduta da un minuto di silenzio per ricordare Joe Barone, il direttore generale viola scomparso per un malore il 19 marzo di un anno fa (la famiglia al completo era in tribuna dove erano presenti fra gli altri anche Batistuta e Pepito Rossi), e accompagnata dalla coreografia dei club della Fiesole con migliaia di bandierine a comporre uno sfottò contro la Juve. Una Juve che da subito ha sofferto l’atteggiamento aggressivo dei viola capaci di passare due volte in tre minuti: di Gosens il gol che ha sbloccato il risultato al 15′, un sinistro potente sugli sviluppi di un calcio d’angolo, di Mandragora innescato da Fagioli il raddoppio realizzato con una rasoiata. Il Franchi è esploso di gioia anche perché la squadra di Thiago Motta non dava l’impressione di poter reagire. Lenta, macchinosa, senza idee né mordente, una manovra quanto mai sterile: zero tiri in porta (e così sarà fino alla fine), un solo tentativo di Koopmeiners finito sopra la traversa. Nella ripresa i bianconeri hanno provato ad alzare raggio d’azione, ma sempre con fatica e eccessiva timidezza ed esponendosi alle ripartenze dei viola che all’8′ sono passati di nuovo, stavolta con Gudmundsson imbeccato da Fagioli: la sassata dell’islandese, al terzo gol nelle ultime tre gare, ha sorpreso Di Gregorio e affondato definitivamente la Juve che a parte un affondo di Kolo Muani (salvataggio di Gosens) non ha mai impensierito l’attenta difesa avversaria. Kean si è visto annullare il possibile 4-0 per fuorigioco, i cambi di Thiago Motta non hanno provocato alcuna scossa e nonostante il pesante svantaggio Vlahovic nel suo ex stadio è rimasto malinconicamente in panchina fino alla fine.

I nerazzurri verso lo Scudetto

La prima vittoria in stagione dell’Inter in uno scontro diretto d’alta classifica arriva nel momento giusto, perché vale la prima fuga scudetto. I nerazzurri vincono con autorità in casa dell’Atalanta e raffreddano le ambizioni tricolore della Dea, spedita a meno sei in una giornata in cui la squadra di Simone Inzaghi riesce ad allungare anche sul Napoli, ricacciato a meno tre dopo lo 0-0 di Venezia.

A dare la spallata al campionato ci ha pensato la zuccata di Carlos Augusto al 9′ della ripresa ma soprattutto l’atteggiamento attento e spietato dei campioni d’Italia, capaci di annullare Retegui e Lookman e di raccogliere tutto ciò che l’avversario ha lasciato per strada. Come l’espulsione di Ederson per proteste che ha agevolato il compito dell’Inter nel finale, dove è arrivato anche il raddoppio di Lautaro Martinez che ha chiuso la contesa. La posta in palio è alta, le due squadre si rispettano e si temono e il risultato è un primo tempo guardingo, in cui Inter e Atalanta badano più a non commettere errori che non ad offendere. Gli ospiti partono meglio, hanno maggiore facilità ad arrivare nei pressi di Carnesecchi, non a caso la prima occasione capita sui piedi di Thuram che scambia bene con Lautaro e solo davanti al portiere colpisce la base del palo. La risposta degli orobici, che prendono le contromisure dopo un quarto d’ora, è affidata a un colpo di testa di Pasalic, la scelta a sorpresa di Gasperini come trequartista insieme a Lookan alle spalle di Retegui, che viene disinnescato dall’attento Sommer.

Le due rivali si equivalgono anche per numero di calcio d’angolo (due) falli commessi (cinque a testa) in un primo senza squilli all’insegna dell’equilibrio. L’avvio ripresa è caratterizzato da uno stop di sei minuti per un malore avvertito da un tifoso presente nel settore ospiti, soccorso dai sanitari e accompagnato fuori dallo stadio in barella. La pausa forzata si rivela beffarda per la Dea: il calcio d’angolo battuto da Calhanoglu appena riparte il gioco porta al gol di testa di Carlos Augusto, solo di testa nel cuore dell’area. Gasp corre ai ripari inserendo De Ketelaere e Ruggeri per provare a scuotere la sua squadra, troppo passiva in fase offensiva con Retegui fuori partita e Lookman ben controllato. Nel finale, nervoso e con gli ospiti vicini al tris con Frattesi e Bastoni, vengono espulsi anche Gasperini e Bastoni – per doppia ammonizione -, un rosso che non rovina più di tanto la notte dell’Inter che da Bergamo inizia la sua fuga verso il tricolore.

La Magica prosegue la sua scia vittoriosa

La Roma conclude il match 1-0 contro l’Empoli in un match disputato allo stadio ‘Castellani’. A decidere la partita il gol di Soulé dopo 22 secondi. In classifica i giallorossi, al 5° successo di fila, salgono al 7° posto con 46 punti, mentre l’Empoli resta fermo a quota 22 in 18/a posizione.

Roma che sta andando alla grande con cinque vittorie consecutive ed anche a Empoli i giallorossi hanno confermato lo stato di grazia, con un gol rapidissimo. Ma anche tante occasioni non chiuse per raddoppiare nel primo tempo. Passano appena 22 secondi gioco e la Roma è già in vantaggio: brutto errore di Colombo in impostazione, Shomurodov recupera la sfera e serve sulla fascia sinistra Salah-Eddine che mette al centro per Soulé che fa secco Silvestri.

Il tecnico Claudio Ranieri, alla domanda sulla buona prestazione di Soulé, ha glissato, preferendo elogiare in blocco i suoi: “Tutta la squadra mi è piaciuta. A me piace la praticità e non l’accademia, per me giocare bene significa vincere le partite”. Sul versante empolese Roberto D’Aversa non ha ovviamente preso bene la falsa partenza dei suoi: “La Roma soprattutto nel primo tempo poteva arrotondare il risultato, sono stati sfortunati ed è stato bravo Silvestri. Ma una squadra che deve salvarsi non può partire così. Non possiamo prendere gol nel primo minuto. Nel secondo tempo dovevamo sfruttare la fortuna di aver chiuso la prima frazione con un solo gol di svantaggio, ma non abbiamo avuto la forza di andare a pareggiare”.

Nella ripresa Pellegrini ancora pericoloso al 62′ con un bel colpo di testa respinto da Silvestri, tre minuti più tardi ci prova Paredes su punizione ma il suo tentativo è di poco alto. I toscani non riescono a rendersi pericolosi, mentre i giallorossi sfiorano altre due volte il raddoppio con Baldanzi e Dovbyk. Nel finale brivido per la Roma con un colpo di testa di Kouamé fuori di pochissimo. Grazie a questa vittoria la Roma sale al settimo posto a quota 46 punti, a -4 dal Bologna, sesto, mentre l’Empoli rimane fermo a 22, al terz’ultimo posto.

La squadra di Conte si impone sui Viola

Il Napoli supera la Fiorentina e si riporta a una sola lunghezza dalla capolista Inter. La squadra di Conte mantiene per buona parte della gara un netto predominio nel gioco ma nella fase finale rischia che i toscani riescano a raggiungere il pareggio. Nel Napoli c’è un evidente crollo sul piano fisico e la Fiorentina ne approfitta per chiudere gli avversari nella loro metà campo. Nonostante la decisa spinta offensiva, però, i viola non riescono a minacciare in maniera concreta la porta di Meret e alla fine il Napoli si porta a casa tre punti preziosi per le ambizioni di scudetto. Conte, che deve ancora rinunciare agli infortunati Neres, Anguissa e Mazzocchi, punta sulla stessa formazione reduce dal pareggio con l’Inter, con il centrocampo caratterizzato dal doppio playmaker con Gilmour che affianca Lobotka. Palladino, senza gli squalificati Mandragora e Zaniolo e gli infortunati Colpani e Folorunsho, fa rifiatare inizialmente Pongracic, Gosens e Beltran e si affida a Comuzzo, Parisi e Gudmundsson.

Il Napoli impone immediatamente un ritmo intenso e costringe la Fiorentina a badare quasi esclusivamente a costruire un argine difensivo. I toscani provano a replicare con iniziative che nascono sul ribaltamento dell’azione ma la difesa del Napoli è attenta e non concede spazi alle offensive avversarie. Nella prima frazione di gioco la squadra di Conte costruisce ottime occasioni da gol, ancor prima di andare in vantaggio, con Raspadori e dopo aver trovato la via della rete, con Di Lorenzo, che colpisce la traversa con una conclusione dalla distanza, con Spinazzola e con McTominay. Il gol del vantaggio per gli azzurri arriva al 25′. MacTominay, spostato sulla sinistra, entra in area e conclude con un forte tiro che De Gea può solo ribattere, senza riuscire a indirizzare di lato il pallone che finisce sui piedi di Lukaku. Il belga appoggia in rete a porta vuota. La Fiorentina nel primo tempo riesce a concludere pericolosamente una sola volta con Kean che anticipa Meret, colpisce di testa e manda il pallone a sfiorare la traversa.

E’ invece la squadra di Conte a trovare il secondo gol. Al 15′ è il dialogo tra Lukaku e Raspadori a dare i suoi frutti con il primo che mette il secondo in condizioni di battere a rete da pochi passi. La partita sembra essersi definitivamente indirizzata a favore dei padroni di casa ma al 21′ Gudmundsson, servito da Kean al limite dell’ area di rigore fa partire un tiro rasoterra che si infila in porta sul palo alla sinistra di Meret. Palladino con le sostituzioni cerca di dare una maggiore spinta offensiva alla squadra, mentre il Napoli sembra subire un notevole appannamento atletico. La Fiorentina si getta all’attacco, ma la difesa di Conte regge all’urto e alla fine, pur affannando, riesce a portare a casa la vittoria.

I nerazzurri rimontano il Monza

L’Inter, la capolista della Serie A sotto 2-0 col Monza, ribalta il match con grinta e intensità, vincendo 3-2 e mettendo pressione al Napoli. Cambiano volto i nerazzurri, col rilancio di due big (Calhanoglu e Mkhitaryan) e una coppia d’attacco tutta nuova: ecco Arnautovic con Lautaro. Molto compassata l’Inter in avvio, con un ritmo bassissimo per la formazione di Simone Inzaghi. Non mancano le occasioni, con Bastoni e Arnautovic vicini al gol: salva Turati. Al 24′ ecco il primo episodio del match, che vede l’Inter molto sfortunata: Lautaro segnerebbe il vantaggio, ma tutto viene vanificato per un precedente e fortuito tocco di mano. Il regolamento è chiaro: niente gol, si resta sullo 0-0. La rete sfumata fa andare in tilt la difesa dell’Inter, che viene perforata da Dany Mota: uno-due e assist di tacco per Birindelli, che fulmina Josep Martinez. Al 32′ è 1-0 e l’Inter, pur reagendo con Dumfries, subisce anche il clamoroso bis: l’ex Keita Baldé calcia a giro e fa sognare il Monza. Serve una reazione immediata e l’Inter, nel peggior momento della sua stagione, la trova: azione convulsa, sponda di Dumfries e tocco sottomisura di Arnautovic per il 2-1 (46’pt).

La ripresa inizia con un duplice cambio di Simone Inzaghi, che vuole dare una scossa emotiva e cambia tutto: fuori de Vrij e Pavard, dentro Bisseck e Carlos Augusto. Bastoni torna così braccetto difensivo, dopo aver sofferto da quinto e aver spalancato la strada alla rete di Birindelli, e i nerazzurri alzano il pressing. Turati ferma Lautaro e Barella, con le occasioni che non mancano per l’Inter. I nerazzurri pareggiano al 64′, in modo rocambolesco: assist di Bisseck e 2-2 di Hakan Calhanoglu dalla distanza.

Inzaghi vorrebbe alzare il baricentro con Thuram e Zielinski, ma è sfortunatissimo: dopo due minuti e un’azione giocata, brutto problema muscolare e ko per il polacco. L’Inter sfiora due volte il gol con Thuram, poi vede finalmente la luce: Turati sembra salvare su Lautaro, ma in realtà il pallone ha già oltrepassato la linea. Inoltre, Kyriakopoulos ha anticipato il Toro: è un’autorete a condannare il Monza, che dopo questo gol esce dal match. I brianzoli rischiano di subire anche il poker, con Thuram protagonista: il francese colpisce un palo. Sfiorano la rete anche Calhanoglu e Lautaro, ma il Monza riesce a salvarsi e non subire ancora. Rimane dunque un lumicino di speranza per i brianzoli nel maxi-recupero, ma non cambia il risultato. Con una profonda sofferenza e la testa già al Feyenoord, l’Inter rimonta il Monza: è 3-2 a San Siro. I nerazzurri salgono così a 61 punti, +4 momentaneo sul Napoli: domani alle 15 la risposta di Conte, che sfiderà la Fiorentina. Sempre ultimissimo il Monza, ormai quasi condannato: -10 dal Parma quartultimo, quando mancano dieci turni alla fine della Serie A. Nesta e i suoi escono dal Meazza con l’onore delle armi dopo un sontuoso primo tempo, ma vengono sconfitti.

Un punto prezioso per il Grifone…sfumata la vittoria per gli Azzurri

I toscani si rendono pericolosi sin dall’inizio del match e dopo 5′ con un calcio di punizione di Henderson, che però viene murato da Frendrup.

All’11’ Vasquez rischia di perdere palla sulla pressione di Esposito, ma il messicano riesce a salvarsi evitando una potenziale minaccia. La prima vera chance da rete viene costruita dall’Empoli al 16′ con Gyasi, che per una questione di centimetri non realizza la deviazione vincente sul cross di Pezzella.

Nella seconda parte del primo tempo il gioco risulta molto spezzettato e le due formazioni fanno fatica a creare occasioni pericolose, ma al 36′ arriva la svolta con il gol del vantaggio degli azzurri: un cross di Pezzella dalla bandierina smanacciato da Leali favorisce la conclusione di Alberto Grassi decisiva per l’1-0. Il Genoa prova a reagire, ma al termine della prima frazione di gara si va a riposo sul parziale di 0-1.

Nella ripresa mister Patrick Vieira effettua tutte le cinque sostituzioni a sua disposizione per provare a cambiare la partita, ma i nuovi entrati non riescono ad incidere. Al 60mo i toscani sfiorano il raddoppio con Esposito, che si libera in area di rigore e calcia con il mancino, ma un intervento provvidenziale di Vasquez salva i rossoblù. Questi ultimi continuano a spingere andando alla ricerca del pareggio, ma l’Empoli in contropiede risulta sempre una minaccia: al 70′ arriva un calcio di punizione di Cacace che termina di poco a lato. Dopo ripetuti sforzi i ragazzi di Vieira riescono ad acciuffare il pareggio all’81mo con un clamoroso autogol di Silvestri che, su un tiro deviato di Vasquez, si lascia sfuggire goffamente la sfera in fondo al sacco. Nonostante l’assalto finale dei padroni di casa, la contesa si chiude sull’1-1 al termine dei 4′ di recupero.

E’ il giorno del rammarico per l’Empoli, che comunque si smuove dalla precaria posizione in classifica in chiave salvezza.

La Magica ancora vittoriosa

Una vittoria ottenuta soffrendo fino all’ultimo secondo, perché evidentemente alla Roma il Como risulta comunque ostico, e se Kempf non fosse stata espulso chissà come sarebbe andata a finire. Intanto Mancini e compagni, col 2-1 in rimonta, collezionano l’11/o risultato utile consecutivo e attendono lo scontro di giovedì prossimo in Europa League con l’Athletic Bilbao, impegno niente affatto agevole.

Dopo la meritata chiusura del Como in vantaggio nella prima frazione di gara, con un gol di Da Cunha ottimamente ‘imbeccato’ da Perrone, sono stati proprio gli uomini in giallorosso subentrati nei secondi 45′ la chiave di volta della partita. Prima con Saelemaekers, due minuti prima che Kempf venisse espulso (doppio giallo), che ha realizzato l’1-1, poi con Dovbyk con l’azione che ha deciso la partita, costruita da Cristante che ha servito Rensch sul cui cross si è inserito l’ucraino per il tocco del 2-1. Nel frattempo Dybala aveva cominciato a giocare alla sua maniera, lavorando molto più per la squadra che per se stesso, e anche questo è servito per portare a casa i tre punti.

E a proposito di argentini, fin quando è rimasto in campo è stato impalpabile Soulé. Resta la gran prestazione del Como, squadra senza ruoli fissi, tantomeno un attaccante di ruolo, che gioca un bel calcio frutto anche di quella cultura ‘blaugrana’ di cui Fabregas è impregnato. Nessuno ha paura di giocare la palla, tanto meno, pur dovendo ancora salvarsi,c’è ‘idea di difendersi e basta. Meno male per la Roma che oggi il giocatore più talentuoso, ovvero Nico Paz, sia andato ad intermittenza e che, nel finale concitato del match, il tiro di Vojvoda sia finito sul palo. Il Como era andato in vantaggio con Da Cunha, bravo a involarsi verso la porta di Svilar su invito di Perrone per poi batterlo con grande freddezza e grazie anche all’incerta fase difensiva di Mancini e Ndicka.

Nella ripresa arriva il pari di Saelemakers, entrato da appena due minuti: il belga segna al termine di una manovra sulla destra, con Dybala che dialoga con Celik in sovrapposizione fino al passaggio in area per l’ex milanista che mette a sedere Valle e poi infilava Butez grazie anche alla deviazione di Goldaniga. Al 31′ st la rete del successo romanista con lancio di Cristante sulla fascia destra per Rensch, che al volo la rimetteva al centro per la deviazione sotto porta di Dovbyk. Boato dell’Olimpico e esultanza dell’ucraino, arrivato a 9 reti in campionato. Adesso per la Roma testa al Bilbao, ieri immeritatamente sconfitto dall’Atletico Madrid in campionato e che verrà all’Olimpico con la rabbia giusta e tenendo presente che quest’anno, arrivando fino in fondo, giocherebbe la finale in casa. Decisiva l’impronta di Claudio Ranieri, che, proprio grazie ai cambi effettuati nella ripresa, ha permesso alla squadra di casa di vincere la partita.

Solo un pareggio nel big match per lo Scudetto

Il Napoli agguanta il pareggio al tramonto del big match con l’Inter al Maradona con un gol che è arrivato dalla panchina e con una mossa vincente di Conte. Con la grinta e il carattere di chi non ha intenzione di cedere di un millimetro. Billing risponde a Dimarco e la sfida scudetto finisce senza ne vincitori e neppure vinti. Tutto inalterato in classifica con l’Inter in testa avanti di un punto sul Napoli che insegue a stretto giro di ruota. Il tutto al temine di un match in cui gli azzurri hanno giocato, ci hanno provato, mancando probabilmente qualcosina sotto porta. Pronti via e si capisce subito che sarà una partita maschia, dura, spigolosa: come due pugili sul ring disposti a suonarsele di santa ragione per non cadere al tappeto. Il Napoli fa sentire centimetri e peso specifico dei suoi uomini.

Inevitabile la super sfida del genere, poi a fare la differenza risultano gli episodi. Il primo acuto è di marca azzurra con un’incursione sulla solita catena di destra che McTominay per un soffio non trasforma in oro. I campioni d’Italia faticano ad uscire dalle corde ma quando lo fanno si presentano con un colpo d’incontro che rischia di far male. Corre il 22′ e Dimarco si inventa un gran gol su calcio di punizione da oltre 20 metri. Il numero 32 disegna una parabola perfetta con il sinistro che si infila nell’angolino alto della porta difesa da Meret. Una rarità per l’Inter che non segnava su punizione diretta da oltre due anni (novembre del 2022). La rete è una doccia fredda sotto la pioggerellina del Maradona. Gli azzurri accusano il colpo, ma hanno il merito di restare in partita. La squadra di Conte riprende a macinare gioco, azioni ed anche occasioni, ma paga dazio in termini dii concretezza sotto porta.

Gilmour nella terra di mezzo si inventa un’apertura no look per Lukaku che in area, di sinistro, al volo, centra solo l’esterno della rete (34′). Sale l’intensità dei padroni di casa che un attimo dopo sfiorano il pari con Raspadori (ben imbeccato da Rrahmani) che cerca finalmente la profondità elude anche Martinez ma poi cincischia sul pallone e dilapida l’occasionissima. Il Napoli alza il ritmo, il Maradona aumenta i decibel. Proteste nel momento clou del match per un fallo di mano di Dumfries in piena area neroazzurra non ravvisato dall’arbitro (e neppure dal Var). Ma l’Inter non resta a guardare ed alla prima occasione può fare male. Ci vuole il sacrificio con il corpo di Rrahmani per evitare a Dimarco la doppietta (41). Prima dell’intervallo occasioni da una parte e dall’altra. Lukaku in scivolata sembra già esultare se non trovasse Bastoni in versione Rrahmani che si salva in corner. Non è finita: in pieno recupero Buongiorno chiude in diagonale sul solito Dimarco rifugiandosi in corner.

Nella ripresa il Napoli parte subito in quarta mentre l’Inter perde Dimarco ed è costretta a cambiare anche modulo (Inzaghi passa al 4-4-2). La pressione azzurra si sente, l’Inter rintuzza. Manovra avvolgente del Napoli con Lobotka che spedisce alto una bella sponda di Lukaku (13′). McTominay ci prova con un missile terra aria di destro ma trova i guantoni di Martinez. Conte alla mezzora effettua il primo cambio: fuori Raspadori e dentro Okafor. Poco dopo c’è spazio anche per Billing che prende il posto di un convincente Gilmour. La mossa di si rivela vincente: sull’ennesima incursione azzurra Lobotka serve Billing che di sinsitro esalta Martinez ma sula ribatturta il suo destro è vincente. E pensare che nel recupero prima McTomnay e poi Ngonge avrebbero potuto completare la rimonta. Finisce così, ma il Napoli c’è e ci sarà fino alla fine. I nerazzurri sfiorano il colpo gobbo al Maradona.

Poker della Magica

La Roma batte anche il Monza con il risultato di 4 – 0 e si rilancia con decisione nella corsa all’Europa. Sono 24 i punti conquistati (sette vittorie, la terza di fila, e tre pareggi) nelle ultime dieci di campionato, più di chiunque altro. Il sesto posto della Fiorentina è ora distante appena due punti, il settimo posto di Milan e Bologna una lunghezza.

Il tecnico Claudio Ranieri, dopo aver riportato solidità (la Roma non prende gol da 331 minuti in campionato) ha riportato risultati, entusiasmo e, sorprendentemente, anche ambizioni. Già, perché quando a novembre si è insidiato sembrava impossibile che i giallorossi potessero in qualche modo rilanciarsi. Ennesimo miracolo della carriera di Ranieri, questa volta realizzato a casa sua. Ieri sono stati Saelemaekers, Shomurodov, Angelino e Cristante a segnare, indirizzando la partita fin dai primi minuti di gioco (l’1-0 già al 10’).

All’Olimpico va in scena un monologo giallorosso. Nel primo tempo Saelemaekers (10′) sblocca il match con un gran sinistro a giro dal limite e Shomurodov (32′) raddoppia i conti di testa su perfetto assist di Soulé. Nella ripresa poi ci pensano Angelino (73′) e Cristante (88′) ad archiviare la pratica con un sinistro chirurgico e una bella girata di testa. Precisi nel palleggio, i giallorossi costruiscono con ordine da dietro, non forzano le giocate e manovrano velocemente in ampiezza. Servito in area da Soulé, Pisilli si divora subito il vantaggio, poi Shomurodov spedisce a lato da buona posizione e al terzo tentativo, dopo dieci minuti di dominio giallorosso, Saelemaekers sblocca la gara con un gran sinistro a giro a fil di palo. Guizzo che concretizza il forcing dei padroni di casa e indirizza il match. Padrona del campo e in pressione, la squadra di Ranieri tiene alto il baricentro, aumenta i giri tra le linee e prova a piazzare subito il colpo del ko facendo girare rapidamente la palla. Turati disinnesca un paio di situazioni pericolose, poi un destro di Saelemaekers dal limite termina a lato e Shomurodov raddoppia i conti di testa sfruttando al massimo una grande giocata di Soulé. Incornata che premia il dominio della banda di Ranieri e a cui il Monza a fine primo tempo prova a replicare affacciandosi dalle parti di Svilar con Ganvoula e Mota senza centrare il bersaglio grosso. La ripresa inizia con l’ingresso di Petagna al posto di Ganvoula, ma la musica non cambia. In controllo, è sempre la Roma a gestire il possesso, a muovere la palla con precisione e a dettare i ritmi della partita. Un destro di Pisilli dal limite termina alto, poi il Monza prova a reagire alzando di qualche metro il baricentro, ma sono sempre i giallorossi a manovrare con più pericolosità. Turati respinge una conclusione di Baldanzi, poi Brorsson mura una conclusione di Shomurodov. Occasini che tengono vivo il match e innescano nuovi cambi. Da una parte Martins, Zeroli e Balde prendono il posto di Ciurria, Urbanski e Mota, dall’altra invece Ranieri getta nella mischia Dybala, Rensch e Paredes al posto di Baldanzi, Shomurodov e Saelemaekers. Mosse che mescolano un po’ le carte, ma che non modificano l’inerzia e il tema tattico della gara. Ordinata e attenta in impostazione, la Roma dialoga bene nello stretto, tiene basso il ritmo e affonda nuovamente il colpo con un diagonale preciso di Angelino su assist di Cristante. Sigillo che archivia la pratica e chiude virtualmente la gara.

La squadra ci crede, così come il pubblico che è tornato a incitare i giocatori dopo i tanti fischi collezionati in stagione. Drammatica invece la situazione del Monza: il Parma quartultimo è ormai lontano ben 9 punti, la B pare sempre più vicina.

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