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La Roma vola con una importante vittoria

I giallorossi all’Olimpico superano per 1-0 un Genoa coriaceo e generoso, ma poco incisivo negli ultimi metri, rei di aver subito il gol nei minuti subito successivi all’espulsione di Paredes. Tre punti che valgono oro per i capitolini, ora aritmeticamente sesti davanti alla Lazio e aggrappati a quinto posto dell’Atalanta con annessa vittoria dell’Europa League per sperare ancora in una qualificazione nella massima competizione europea il prossimo anno. I ragazzi di Gilardino si dimostrano invece ancora degli ossi durissimi e nell’ultima giornata avranno la chance di chiudere la stagione all’undicesimo posto davanti al Monza.

De Rossi cambia leggermente rispetto alle previsioni della vigilia e si permette anche di sperimentare un po’ la squadra. Davanti a Svilar ci sono Çelik, Llorente, N’Dicka e Angeliño, mentre in mediana Bove agisce nella linea con Paredes e Cristante, mentre Pellegrini è più avanti, precisamente alle spalle di Lukaku insieme a Baldanzi. Anche Gilardino si concede qualche cambio rispetto alla propria formazione tipo. Confermato il reparto arretrato con Vogliacco, De Winter e Vasquez, davanti a Martinez. Spence a destra e Martin a sinistra, nel centrocampo completato da Frendrup, Badelj e Strootman, in attacco invece ci sono Ekuban e Retegui.

Primi minuti di gioco poco entusiasmanti dove la Roma prova a imporre il proprio gioco, mentre il Genoa si chiude bene, creando grande densità nella propria metà campo per poi cercare di creare lo spazio per le ripartenze di Ekuban e Retegui. Si crea così una situazione di stallo dove i padroni di casa non riescono a sfondare negli ultimi venti metri di campo, mentre le ripartenze liguri si fermano sempre prima di poter nuocere alla porta difesa da Svilar. Per vedere una prima occasione da gol è necessario aspettare il 14′, quando Ekuban e Retegui scappano alle spalle della difesa, arrivando in area di rigore e trovano la deviazione di N’Dicka, per poco non costringono all’autorete il centrale giallorosso, salvato dalla parata del proprio portiere, tutto però era fermo per la posizione di offside sul primo lancio da parte di entrambi gli attaccanti rossoblu.

Come successo durante il primo tempo, a ogni tentativo giallorosso corrisponde una risposta genoana, questa volta è Vasquez a staccare bene in area di rigore, provando a girare di testa la sfera sul palo lontano, Svilar accompagna il pallone che si perde sul fondo. La Roma però non ci sta e vuole premere sull’acceleratore, così al 53′ è Lukaku a cercare la torsione aerea in area avversaria, il belga però non riesce a colpire bene, schiacciando solo la sfera: blocca a terra Martinez.

La partita ora è frizzante e un pizzico di nervosismo comincia a farsi largo in campo, ne paga dazio Paredes, il quale dopo una trattenuta, non ravvisata da Manganiello, rivolge qualche parole di troppo al direttore di gara, ricevendo cartellino giallo e poi rosso in rapida sequenza. La Roma resta così in dieci uomini, per l’espulsione del suo metronomo di centrocampo. Sembra l’occasione perfetta per il Genoa di abbassare la pressione avversaria, invece è il momento perfetto per Lukaku di prendere per mano la squadra. Sul mancino di Angeliño dal limite infatti, Martinez si oppone con uno splendido volo plastico, ma l’azione prosegue, portando El Shaarawy al cross dal centro destra: pallone perfetto del faraone per il bomebr belga, il quale dà forza e direzione al pallone, superando l’estremo difensore ospite. Roma a sorpresa in vantaggio al 79′, con l’ex Inter a esultare togliendosi la maglia, guadagnandosi così anche il cartellino giallo, diffidato, salterà l’ultima giornata contro l’Empoli al Castellani.

Il Toro batte i rossoneri

Il Toro si afferma sui rossoneri e può ancora sognare l’Europa: il 3-1 contro il Milan vale il sorpasso al Napoli al nono posto con la Fiorentina ottava a un solo punto, a 90 minuti dalla fine del campionato la squadra è in piena corsa per le coppe. I rossoneri, pur già sicuri del secondo posto, incassano un’altra sconfitta, la settima, in campionato Pioli aveva annunciato qualche rotazione, Leao e Giroud partono dalla panchina con Jovic e Okafor a completare il tridente con Pulisic. A sinistra manca Theo e gioca Terracciano, la mediana a tre è formata da Musah, Reijnders e Bennacer. Juric se la gioca con due centravanti di peso, insieme a Zapata c’è Pellegri. Buongiorno recupera e guida la difesa, Tameze è il braccetto di destra e Linetty fa coppia con Ilic a centrocampo.

Il Milan mette subito paura al Toro con due tentativi di Pulisic e Okafor che finiscono di poco a lato, poi nella seconda parte di primo tempo si scatenano i granata. Il vantaggio arriva al 26′, quando Linetty trova Rodriguez largo a sinistra, cross al bacio dello svizzero e testata vincente di Zapata, con Thiaw che gli lascia troppa libertà per colpire. I rossoneri escono dalla partita e prima di rientrare negli spogliatoi subiscono anche il raddoppio: l’azione è molto simile ma con il traversone che parte dalla destra, da Bellanova alla testa di Ilic lasciato tutto solo.

Soltanto sotto di tre reti i rossoneri provano a reagire, il tiro potente di Pulisic si stampa sulla traversa e poi Vanja è bravo a chiudere lo specchio a Jovic. E’ il momento di maggiore pressione dei rossoneri, Juric sostituisce Rodriguez con Vojvoda e Pioli lancia Leao al posto di Okafor. Il portoghese si accende soltanto in un’occasione, respinta da Vanja, e il Toro non soffre nemmeno l’ingresso di Giroud. A dieci dalla fine Buongiorno lascia il posto a Lovato e potrebbe essere stata la sua ultima apparizione al Grande Torino da giocatore granata viste le voci di mercato che lo riguardano. Il Toro saluta i suoi tifosi con una grande vittoria e può ancora sperare nell’Europa.

[COPPA ITALIA] Una Juventus sorprendente si aggiudica la Coppa Italia

E’ il club bianconero di scena ieri sera all’Olimpico di Roma, capace di rimandare l’appuntamento con la storia dell’Atalanta e di conquistare la sua quindicesima Coppa Italia. Merito di un Dusan Vlahovic da applausi che porta in vantaggio la Juventus dando un indirizzo tutto bianconero alla finalissima e tenendo la Dea in costante pericolo grazie alle sue micidiali ripartenze.

E’ dell’attaccante serbo anche il raddoppio annullato dal Var che avrebbe vinto il match a metà ripresa e che si chiude invece sull’1-0, maturato a quattro minuti dal via. Il tutto per la gioia del popolo juventino e di Massimiliano Allegri, espulso per proteste nel finale infuocato, che porta a casa un altro titolo, l’ennesimo della sua storia a Torino. Ma stavolta a conclusione di un triennio difficile, e chissà se ora la fine di un ciclo potrà vivere ripensamenti in positivo, a favore del tecnico al passo d’addio. E’ grande la delusione della squadra di Gasperini che, data per favorita questa volta, ha dovuto rinunciare per la terza volta a vincere il trofeo nazionale.

Gasperini, senza Scamacca squalificato, schiera De Ketelaere da falso nove con alle spalle Koopmeiners e Lookman. De Roon sulla linea dei difensori, Pasalic a centrocampo. Allegri sceglie Nicolussi Caviglia a centrocampo. In porta Perin, in attacco la coppia Chiesa-Vlahovic.

Solo un pari per i bianconeri

Dopo un pari ottenuto nel finale e l’ennesima prestazione deludente in campionato la Juve si è comunque garantita il pass per la prossima Champions League. Il futuro di Allegri resta appeso ad un filo e probabilmente neanche una vittoria in Coppa Italia cambierà le cose. E’ pronta, a fine stagione, una rivoluzione.

Giuntoli sogna un doppio colpo dalla Liga, uno dal Girona, club di proprietà del City Group, e rivelazione dell’ultimo campionato spagnolo.

I bianconeri sarebbero fortemente interessati a due calciatori, uno del Getafe e l’altro del Girona, ovvero il ‘Golden Boy’ Mason Greenwood e il talento Savio, classe 2004 in prestito al Girona ma di proprietà del Troyes. Entrambi i calciatori sono in prestito, anche Greenwood lo è, ma è reduce da un’esperienza complicata allo United (anche per vicende extracalcistiche) ed entrambi i club vogliono trattenerlo.

Ancora più complicata la vicenda Savio con il calciatore che piace a tutta Europa e anche il City sta monitorando la situazione. Giuntoli sogna il colpaccio, ma l’affare si preannuncia tutt’altro che semplice.

Cinquina per i rossoneri

L’unico flash che forse ‘risveglia’ dal torpore alcuni spettatori, al 36′ è il gol che sblocca la partita di Bennacer. Azione insistita dei rossoneri, il pallone va sui piedi dell’algerino che colpisce dalla distanza. Milan in vantaggio e Bennacer festeggia indicando il cognome materno scritto sulla maglia, iniziativa che accomuna le due squadre in vista della festa della mamma di domani. Nel secondo tempo Pioli richiama Gabbia già ammonito (e squalificato contro il Torino perché diffidato) per Tomori e Chukwueze (dolorante) con Leao. Anche Giroud va in panchina per Okafor. E la partita, finalmente, si accende. Leao dopo appena 4′ colpisce la traversa di controbalzo. Poi il Cagliari va vicino al pari con Prati, ma è bravo Sportiello a deviare. Al 14′ arriva il raddoppio del Milan con Pulisic che viene servito con un passaggio millimetrico di Leao.

Ma la squadra di Ranieri non molla, prima Deiola su punizione impegna in una gran parata Sportiello, poi al 18′ un cross di Zappa viene intercettato da un perfetto inserimento di Nandez (perso da Musah) e il Cagliari accorcia. Alla mezz’ora però il Milan ritrova il doppio vantaggio: conclusione dalla distanza di Reijnders che, sugli sviluppi di un calcio d’angolo, batte Scuffet. Ma le emozioni non sono finite. Il Cagliari si dispera per due legni colpiti, prima con Oristanio con un calcio d’angolo a rientrare che si infrange sul palo, poi Shomurodov a botta sicura viene deviato sulla traversa.

A chiudere i conti ci pensa il giocatore più applaudito: Rafael Leao. La bella verticalizzazione di Bennacer non viene sprecata dal portoghese che torna al gol dopo quasi un mese. C’è spazio anche per la ‘manita’ con la doppietta di Pulisic che colpisce dalla distanza, un difensore del Cagliari prova a salvare sulla linea ma l’orologio di Sozza vibra ed è 5-1. San Siro applaude allentando un po’ la tensione delle ultime settimane.

Cinquina dell’Inter

L’Inter stavolta non fa sconti e si conferma bestia nera del Frosinone. Consolidato anche il primato europeo di vittorie in trasferta (15 come nel 2006-2007). La squadra di Inzaghi dilaga nella ripresa realizzando tre gol in 7′.

Nessuna sorpresa quindi nel Frosinone che si disegna con il solito 3-4-2-1. Cambiano gli interpreti ma non il modulo 3-5-2, marchio di fabbrica della squadra scudettata.

La partita è intensa anche se non mancano errori da una parte e dall’altra e proprio da uno sbaglio di Zortea in uscita nasce il gol dell’Inter. Segna Frattesi (19′) di ginocchio su cross di Dimarco dalla sinistra. Il Frosinone reagisce e sfiora il pari: gran botta di Brescianini, paratona di Sommer. L’Inter però è molto compatta in puro stile-Inzaghi e quando riparte può fare sempre male.

La partita è intensa anche se non mancano errori da una parte e dall’altra e proprio da uno sbaglio di Zortea in uscita nasce il gol dell’Inter. Segna Frattesi (19′) di ginocchio su cross di Dimarco dalla sinistra. Il Frosinone reagisce e sfiora il pari: gran botta di Brescianini, paratona di Sommer. L’Inter però è molto compatta in puro stile-Inzaghi e quando riparte può fare sempre male. Al 27′ Arnautovic in versione rifinitore offre sempre dalla sinistra un pallone d’oro al solito Frattesi che non trova la porta da pochi metri. Al 38′ esce per infortunio capitan Mazzitelli. Al suo posto c’è Gelli.

Il Frosinone ha un sussulto prima dell’intervallo: Cheddira al 40′ timbra la traversa. Cuadrado al posto di Darmian è la novità della ripresa. Il Frosinone riparte col piglio giusto, Di Francesco modifica l’assetto arretrando Reinier sulla linea mediana. Il Frosinone spinge e la gara s’accende anche perché le squadre s’allungano. Al 12′ Zortea in contropiede calcia centrale, Sommer ribatte, Frattesi libera su Valeri. Subito dopo l’Inter vicina al raddoppio con Bisseck che centra la traversa di testa. E’ il preludio allo 0-2: invenzione di Barella che libera Frattesi, quindi Arnautovic non sbaglia davanti a Cerofolini. Il Frosinone non molla e Carlos Augusto salva sulla linea un tiro di Brescianini. Il finale è però nerazzurro: al 32′ Buchanan sigla il 3-0 con un tiro a giro e al 35′ Lautaro Martinez mette il suo 24/a sigillo.

Solo un punto per l’Empoli

Si conclude 0-0 al Castellani fra Empoli e Frosinone. Un passettino in classifica per Nicola e Di Francesco, che lascia un po’ di amaro in bocca perché vedono il Sassuolo avvicinarsi dopo la vittoria contro l’Inter di ieri sera e quella in contemporanea del Verona, che si stacca di due punti che li inchioda appaiati al quartultimo posto, in attesa dell’Udinese che stasera va a Napoli.

Prima scintilla del Frosinone al 5’, con Soulé che in area addomestica un cambio-gioco e scarica per Mazzitelli, bel tiro di prima deviato sopra la traversa da Caprile. L’asso argentino in prestito dalla Juve sembra in gran giornata, gran serpentina in area al 12’ con tiro a giro che esce largo. Ma al 16’ è pericoloso l’Empoli con un’imbucata per Niang che tira su Cerofolini, ma in fuorigioco. Prendono coraggio i ragazzi di Nicola, con Fazzini che viene steso da Okoli provocando l’ammonizione del difensore giallazzurro. Sugli sviluppi della punizione 20’ l’Empoli segna con un tap-in di Gyasi su un gran rasoterra di Marin respinto da Cerofolini, ma il Var Irrati annulla per fuorigioco: erano tre gli azzurri oltre la linea, inspiegabile come non si sia alzata la bandierina del secondo assistente Perrotti. Il Frosinone chiude in avanti il primo tempo, da segnalare due buone iniziative di Cheddira largo a sinistra e si accentra per il tiro a giro, prima fuori e poi respinto in tuffo da Caprile.

Nella ripresa le prime mosse sono di Nicola, che al 10’ sostituisce Grassi con Maleh e uno spento Niang con Caputo. Il match continua a essere molto equilibrato e tattico ma mai noioso. Al 17’ da segnalare una ripartenza Empoli causata da un errore di Valeri, che poi è costretto al fallo su Fazzini lanciato: giallo sacrosanto. Risponde il Frosinone al 19’ con un’iniziativa di Brescianini che entra in area e mette in mezzo per Cheddira, il quale prova un colpo di tacco murato da Ismajli.

Match non molto entusiasmante in chiave salvezza dato che per i toscani sarebbe stato importante conquistare i tre punti.

Pareggio per Roma e Juventus

Pur avendo cercato la vittoria, Roma e Juventus hanno fatto un passetto verso lo stesso traguardo con l’1-1 all’Olimpico nella partita più attesa della giornata.

Il punto conquistato non è da buttare per De Rossi, ma di certo Allegri, che pure vincendo avrebbe blindato il posto Champions, lo accetta con maggior tranquillità, specie considerando il periodo non certo esaltante dei suoi.

De Rossi ha tenuto a riposo Mancini e Smalling, mettendo in campo Ndicka e LLorente davanti a Svilar, Angelino a sinistra e Kristensen a destra, confermando in avanti Dybala e Lukaku sostenuti da Baldanzi. Allegri, senza Yildiz e Alex Sandro, ha dato spazio a Chiesa, il migliore dei suoi, accanto a Vlahovic, e a Weah. E’ stata del serbo, non certo in un periodo prolifico, a dare il la alla partita con un pericoloso tiro al 7′, mentre Kristensen ha risposto al 12′ con un colpo di testa che si è stampato sulla sulla traversa su cross di Angelino.

L’1-1 ha rispecchiato abbastanza l’andamento della gara, con la Roma più in controllo palla e la Juve più trattenuta.

Dybala è rimasto in panchina nella ripresa, sostituito da Zalewski, e subito Chiesa si è preso tutta la scena con un tiro da fuori area che Svilar, graziato, ha potuto solo vedere stamparsi sul palo alla sua sinistra. L’assenza dell’argentino ha un po’ pesato sulla manovra Roma, mentre si è alzato il livello agonistico, con qualche intervento duro di troppo: quando Weah ha abbattuto Paredes a centrocampo, Allegri ha preferito sostituirlo con Kostic. I bianconeri hanno preso un po’ il sopravvento, sempre alimentati da Chiesa, e Rabiot, ma la Roma ha sfiorato due volte il vantaggio poco dopo il 20′, con Pellegrini e Kristensen, i cui tiri sono stati deviati un po’ fortunosamente in corner.

Fuori anche Lukaku, sono entrati per l’ultima mezz’ora Abraham e Azmoun, e la Roma ha rialzato il baricentro, mentre per l’ultimo quarto d’ora Allegri ha inserito Milik e Kean per Chiesa, stremato, e Vlahovic e De Rossi ha richiamato Pellegrini dando spazio a Bove. La Roma che è stata salvata nel finale da Svilar per due paratone, su tiro ravvicinato di Locatelli al 34′ e colpo di testa di Kean al 44′, mentre il ‘solito’ gol nel recupero stavolta non è arrivato, complice una doppia incertezza di Abraham. E allora, restano tre giornate calde, più una di coppa, per svoltare la stagione.

Milan ancora senza vittorie

Un lungo mese senza vittorie per il Milan che non va oltre il pari contro il Genoa, recupera due volte lo svantaggio, si porta avanti o poi cede nel finale. Si gioca nel clima surreale di un San Siro silenzioso nonostante 72 mila tifosi riempiano gli spalti. La Curva Sud fa sciopero e sembra di essere al Ferraris invece che al Meazza.

I tifosi rossoneri devono accontentarsi di un altro pari, questa volta contro l’ottimo Genoa di Gilardino.

Dopo appena 4′ Tomori stende in area Vogliacco. L’arbitro non ha esitazioni ed indica il dischetto. Retegui non sbaglia e il Genoa si porta in vantaggio. Il Milan è costretto a rincorrere.

Pulisic è l’unico in grado di spaventare il Genoa, prima con il palo colpito al 14′ poi con la conclusione alla distanza al 38′ neutralizzata da Martinez in tuffo.

La partita di Leao è – ancora una volta – al di sotto delle aspettative. Al 26′, lanciato a rete, si fa recuperare da un prodigioso intervento di Vasquez e dieci minuti più tardi la sua iniziativa personale si spegne con un tiro troppo debole e centrale. Non a caso, a riportare il punteggio in parità ci pensa Florenzi che, libero in area, incorna un bel cross al centro di Chukwueze e torna al gol dopo 728 giorni.

Ad inizio ripresa arriva un’altra doccia fredda. Cross di Vogliacco, Ekuban di testa ha la meglio su Gabbia e batte Sportiello. Al 7′ Chukwueze trova il pari ma la sua posizione è in fuorigioco. I vani tentativi di Leao vengono accompagnati dai fischi di San Siro, ormai insofferente alla mancanza di continuità del portoghese. Così Pioli decide di sostituirlo, cosa assai rara in questa stagione, per Okafor.

Dai piedi dello svizzero arriva un assist con il contagiri per Giroud che incredibilmente non impatta. Anche Ibrahimovic in tribuna alza gli occhi al cielo sconsolato. Serve un’altra volta l’intervento dei difensori per trovare il pari: al 27′ cross di Florenzi e colpo di testa vincente di Gabbia. Il Milan rincuorato si proietta in attacco e finalmente al 30′ Giroud ritrova il feeling con il gol e, scovato da Pulisic libero in area, conclude di sinistro festeggiando una rete che mancava da un mese.

A dieci minuti dalla fine e con il Milan in vantaggio, la Curva Sud abbandona lo stadio continuando la protesta ma quasi presagendo che di lì a una manciata di minuti sarebbe arrivata l’ennesima beffa. Nel recupero cross di Thorsby e malinteso tra Tomori e Thiaw che manda involontariamente in rete. La stagione del Milan sta scivolando verso la conclusione, senza obiettivi da raggiungere e si vede.

Juventus e Milan si accontentano di un punto.

La Juventus non sfonda e continua a non vincere, il Milan si salva e mantiene il +5: la sfida per il secondo posto si chiude sullo 0-0, con le distanze che rimangono invariate. Il punto sta molto più stretto ai bianconeri che alla squadra di Pioli che trova nel portiere di riserva Sportiello l’uomo in più, che merita la palma di migliore in campo.

Allegri sceglie Yildiz e non Chiesa per affiancare Vlahovic, il turco torna titolare dopo oltre due mesi di attesa. L’altra novità riguarda il centrocampo, dove viene sacrificato McKennie per far posto a Weah e spostare Cambiaso in mezzo con Locatelli e Rabiot.

I bianconeri diventano più offensivi e anche più pericolosi spinti dai 40-mila dello Stadium, ma Sportiello si oppone anche al colpo di testa del polacco. Pioli inserisce Bennacer e Okafor, il suo Milan crea soltanto una mischia davanti alla porta di Szczesny ma senza riuscire a calciare. Per gli ultimi dieci minuti Allegri richiama Yildiz e lo sostituisce con Miretti, il Milan si salva anche all’85’ con Thiaw che respinge sulla linea la deviazione di Rabiot. Nel recupero non succede più nulla, la Juve allunga la sua serie negativa: la squadra di Allegri ha vinto soltanto una delle ultime 13 gare di campionato e ora rischia l’aggancio del Bologna impegnato contro l’Udinese. Lo 0-0 dello Stadium lascia più sorrisi al Milan, che si tiene stretto il secondo posto nonostante una gara di sofferenza e in emergenza.

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